pubblicato in data 24 Giu 2021

Sulla questione dell’ora di religione e della mozione per abolirla si è espresso Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, ai microfoni di Italia Stampa. Pacifico ha affermato che “in questi giorni è scoppiata una polemica a causa di una proposta da parte di alcuni esponenti del parlamento di eliminare l’ora di religione cattolica. Quindi gli insegnanti di religione cattolica, non solo devono subire la precarietà e la ghettizzazione all’interno della categoria docenti, essendo gli unici a non avere un’autorizzazione di immissione in ruolo per 17 anni dopo la procedura riservata concorsuale del 2003/04”, ma adesso devono subire anche questo.

Ascolta Marcello Pacifico

“Lo Stato – continua il presidente Anief – ha abusato di loro, c’è una causa pendente in Corte di Giustizia europea sul precariato, e ora si va a polemizzare sul fine stesso dell’insegnamento della religione cattolica, che ricordiamo è soggetto a materia concordataria che ha portato anche alla possibilità nelle scuole superiori di avvalersi di questo insegnamento, che non è obbligatorio per i ragazzi, avendo la possibilità di usufruire di un’ora alternativa. Ciò ci dice che c’è la piena libertà delle famiglie. Qui però si va addirittura a intervenire svalutando la figura di chi in questi anni ha insegnato come tutti gli altri docenti e per questo chiede dignità professionale. Non è un caso che Anief si sia battuta a favore del titolo di insegnamento di religione cattolica, che per noi deve essere valido anche per il concorso a dirigente scolastico; non capiamo perché un insegnante di religione cattolica possa fare il vice preside ma non il preside. Bisognerebbe invece chiedere il ripristino delle ore tagliate negli ultimi vent’anni. Chiediamo piena dignità professionale”.

Dopo l’intervento dell’on. Carmela Emma Bucalo (FdI) che cita una mozione del 2019 al Senato, proposta da Riccardo Nencini e firmata da Emma Bonino (+Europa), Maurizio Buccarella (Gruppo Misto), Roberto Rampi (PD), Loredana De Petris (LEU), Carlo Martelli (Gruppo Misto), Tommaso Cerno (PD), Matteo Mantero (Movimento 5 Stelle), Saverio De Bonis (Gruppo misto) che chiedeva al Governo di rivedere le procedure per la revisione del Concordato stipulato nel 1984 tra lo Stato italiano e il Vaticano, con conseguente abolizione dell’ora di religione cattolica, e dopo un’intervista rilasciata dalla senatrice Bianca Laura Granato (Gruppo Misto – L’Alternativa c’è), sullo stesso tema, Anief ritiene proporre alcune considerazioni. 

Per Alessandro Manfridi, referente IRC ANIEF, “il fatto che da più parti si chieda una rivisitazione dell’insegnamento dell’ora di religione, adducendo la necessità di proporre una materia che non sia definita “cattolica” a favore di un insegnamento di “Storia delle religioni”, a motivo della “laicità” dello Stato, sarebbe da ritenersi auspicabile? Posto che si tratterebbe di una materia bilaterale, tale rivisitazione non potrebbe essere imposta in maniera unilaterale”. 

“Come sindacato – continua Manfridi – domandiamo con forza alle componenti politiche che si son fatte protagoniste, attraverso i firmatari, di questa mozione, come sia possibile che partiti tradizionalmente attenti ai diritti dei lavoratori abbiano totalmente disatteso, attraverso questa o altre proposte simili, la situazione di un corpo docente che lavora al servizio delle scuole italiane di ogni ordine e grado da decenni con competenza e professionalità, che in conseguenza della loro proposta di legge rischierebbe la perdita del lavoro. Anief ha proposto pochi giorni fa quattro emendamenti al Governo per il Decreto Sostegni Bis, per la stabilizzazione, a costo zero, di una buona parte di questi docenti. Proposte che non hanno trovato attenzione”. 

Ritornando al merito della summenzionata mozione, nonché dell’opinione della senatrice Granato, sarebbe necessario che i titoli pontifici e le lauree magistrali in Scienze Religiose siano riconosciuti come abilitanti per l’insegnamento della eventuale nuova classe di Concorso in Storia delle Religioni. Dunque bisogna che questi docenti possano essere stabilizzati con percorsi riservati perché, come più volte riferito, essi sono al lavoro nelle scuole italiane con contratti a tempo determinato e un servizio di docenza che va da 36 mesi a oltre vent’anni (dal momento che non ha potuto accedere al concorso del 2004 chi aveva meno di quattro anni di servizio) senza che lo Stato Italiano li abbia stabilizzati dopo l’unico concorso del 2004. 

Bene l’apertura ad altri candidati che abbiano accesso a questa eventuale nuova classe di concorso in Storia delle Religioni, ma prima bisogna stabilizzare questi 26mila docenti che, stante il blocco attuale dei loro titoli magistrali pontifici che non danno accesso ad altre classi di concorso, rischierebbero ad oggi un licenziamento in tronco, dopo un onesto e servizio ultradecennale nelle nostre scuole.  

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