Angela Iantosca, dopo aver raccontato il mondo della tossicodipendenza attraverso le storie di ragazzi che hanno fatto uso di sostanze nel precedente “Una sottile linea bianca – Dalle piazze di spaccio alla comunità di San Patrignano” (Perrone 2018), apre il suo sguardo al mondo delle famiglie che con questo abisso sono costrette a fare i conti e alle quali non si pensa mai.
“IN TRINCEA PER AMORE” nasce dall’attento studio del fenomeno, dalla frequentazione dei luoghi dello spaccio e, soprattutto, delle comunità di recupero, in primis San Patrignano, e delle associazioni (tante) sparse nel territorio che, come dice la Iantosca, sono “una zattera in mezzo alla disperazione”, un appiglio, un luogo in cui non sentirsi soli, in cui comprendere quali errori sono stati commessi e, soprattutto, come provare a salvare un figlio, un marito, un genitore che di quelle sostanze non riesce a fare a meno e che in nome di queste sostanze sta distruggendo tutto.
Il libro è una raccolta di storie che attraversano l’Italia, di mamme, di fratelli e sorelle, di papà, di figli, di nonni, zii, di famiglie, appunto, che un giorno hanno scoperto di dover fare i conti con qualcosa che mai avrebbero immaginato e che non hanno potuto ridimensionare ad una fase adolescenziale o di passaggio.
“In questo nuovo cammino – spiega la Iantosca – ho incontrato storie di sconfitta, di paura, di errori, di incomprensioni, di silenzi, ma anche di liberazione e di padri e madri che quella ferita inferta loro dai figli hanno avuto la forza di trasformarla in un giardino nel quale far crescere speranza. Ho incontrato gli esperti, gli psicoterapeuti, gli psichiatri, i referenti nazionali e locali, gente che da anni lavora nel campo, attraverso le cui testimonianze sono riuscita a entrare ancora più in profondità in questo mondo che è necessario far conoscere affinché chi si imbatte in questo problema possa sapere a chi rivolgersi.
«Noi qui, in associazione, ci siamo salvati la vita», mi ha detto un papà un giorno. Parole le sue che potrebbero essere quelle di tutte le migliaia di famiglie che quotidianamente combattono questo nemico chiamato droga e che si sono date la possibilità di trasformare questa difficoltà in una opportunità per ritrovarsi, per crescere, per togliersi la maschera e tornare davvero a vivere. Perché dalla dipendenza si può uscire, se ci si mette in discussione, se ci si rimbocca le maniche, se si usano le strategie giuste, se non ci si isola, capendo quanto sia importante chiedere aiuto e fare rete”.
ASCOLTA L’INTERVISTA
Nota biografica
Angela Iantosca, giornalista e scrittrice, finalista del Mattarella 2016, Ambasciatrice del Telefono Rosa, già inviata de La Vita in Diretta, da tre anni direttrice della rivista “Acqua&Sapone”, ha pubblicato: “Onora la madre – storie di ‘ndrangheta al femminile” (Rubbettino 2013), “Bambini a metà – I figli della ‘ndrangheta” (Perrone 2015), “La Vittoria che nessuno sa” (Sperling&Kupfer 2017), “Voce del verbo corrompere” (Maria Margherita Bulgarini 2017), “Una sottile linea bianca – dalle piazze di spaccio alla comunità di San Patrignano” (Perrone 2018). Direttore Artistico del Festival InDipendenze, realizza progetti nelle scuole di prevenzione alle tossicodipendenze. Dal 2018 è stata inserita nel progetto di prevenzione della comunità di San Patrignano, il We Free, con le letture teatrali di “Una sottile linea bianca”.