4 maggio 1949: a Torino, una forte perturbazione incombeva sulla città, con una spessa coltre di nubi, vento forte e raffiche di pioggia. All’aeroporto si attendeva l’aereo per le 16,30, proveniente da Lisbona dove la squadra di calcio del Torino aveva disputato un incontro amichevole con il club del Benfica, organizzato per aiutare, con l’incasso, il capitano della squadra lusitana, Francisco Ferreira.
Alle ore 17,05 cessarono i contatti con il telegrafista della base. Nessuno pensava alla catastrofe ma ad un guasto della radio di bordo. Ormai l’aereo era sul cielo di Torino ma non si percepiva alcun rumore. Poi la tragica conferma: alcuni abitanti della collina di Superga avevano assistito allo schianto dell’aereo contro il terrapieno ove sorge la Basilica. Accorrevano con gli abitanti delle case limitrofe anche i carabinieri della Stazione di Superga. Lo spettacolo era disastroso: l’aereo aveva aperto un varco di quattro metri nel bastione, schiantandosi e prendendo fuoco senza alcun scampo per nessuno dei passeggeri.
Una colonna di fumo nero, denso si levava nel cielo. Nessun pezzo del veicolo era volato lontano, tutti i rottami erano concentrati in uno spazio ristretto: il timone, i pezzi delle ali, le ruote compressi nel terreno, e lì tutti i corpi straziati. Chi sono, da dove vengono? Si cercava di capire chi fossero le vittime, quando ad un tratto qualcuno scorgeva due magliette granata con lo scudetto tricolore. Unanime il grido: sono i giocatori del Torino provenienti da Lisbona! In poche decine di minuti erano lì, accanto ai rottami dell’aereo Carabinieri, Vigili del Fuoco, il Prefetto, il Sindaco, tutte le autorità.
L’identificazione delle salme fu lenta e difficile. Un carabiniere rinvenne una carta d’identità bruciacchiata dalla quale si poteva ancora leggere un nome: Renato Casalbore, direttore di “Tuttosport”. Poi il documento di Aldo Ballarin, terzino destro. Borse, scarpe, portafogli, documenti … tutto veniva raccolto con amore, devozione e commozione. Sotto una coltre di nebbia e la pioggia incessante, amici, sportivi, tanti uomini con ogni mezzo, spesso a piedi, sfidando il maltempo, cercavano di raggiungere il luogo della sciagura, sperando di poter ancora rinvenire un segno di vita.
Ognuno si sentiva toccato nel profondo dell’animo, oltre i tifosi naturalmente, anche il cittadino torinese che non seguiva le vicende calcistiche, perché il “Torino” era la “Squadra” non solo della città ma anche dell’intera Italia. Il grande “Torino”, la più popolare squadra italiana, non c’era più.
Quasi un milione di persone partecipò ai funerali. Trentuno vittime, diciotto calciatori, i dirigenti e i tecnici del club, il pilota e tre membri dell’equipaggio e tre giornalisti: Luigi Cavallero, Renato Casalbore e Renato Tosatti.
Tre giorni dopo, il Consiglio federale del Calcio, in seduta straordinaria, decideva di considerare il campionato concluso alla 34° giornata e di assegnare lo scudetto al Torino per il campionato 1948/1949.
Le restanti 4 giornate vennero ugualmente giocate ed il Torino scese in campo con la formazione giovanile. Questi giovani resero omaggio agli scomparsi vincendo tutte le partite. Così il Torino si fregiava del suo quinto titolo consecutivo con cinque punti di vantaggio che aveva sull’Inter alla vigilia della sciagura. Ricordiamo i nomi di quei Campioni d’Italia: Valerio Bacigalupo , Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni ,Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Roger Revelli Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Romualdo Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti ,Julius Schubert .
Il 4 maggio è stato proclamato dalla FIFA “Giornata mondiale del gioco del calcio”.
Stefano Boeris